Descrizione
25 APRILE 1945 - 2025 - 80° Anniversario della Liberazione
Discorso del Sindaco Luca Carlo Maria Santagostino
Gentili Signore,
Egregi Signori,
è con profonda emozione che porgo a tutti voi un caloroso benvenuto, e un sincero augurio di vivere insieme questa giornata nella pienezza di quei valori che celebriamo: la libertà di pensiero, di parola, di scelta, ma anche il rispetto, la comprensione, il dialogo.
Valori che non ci sono stati regalati: ci sono stati donati, ottant’anni fa, da donne e uomini che hanno avuto il coraggio di opporsi all’oppressione, alla violenza, alla paura, pagando spesso con la vita la loro sete di giustizia.
Dopo aver ascoltato l’Inno di Mameli durante la deposizione della corona in memoria dei caduti della Seconda guerra mondiale, ho voluto che la Filarmonica Giuseppe Verdi suonasse anche l’Inno alla gioia – l’inno d’Europa.
Perché quel brano, senza parole, ma col solo linguaggio della musica, riesce a parlare di pace, libertà, solidarietà e fratellanza. È il simbolo di un’Europa nata dalle macerie della guerra, dalla volontà di non tornare mai più indietro.
Tra coloro che immaginarono e costruirono questa Europa ci furono ex partigiani, superstiti dell’Olocausto, grandi visionari come Altiero Spinelli, Alcide De Gasperi, Nilde Iotti.
Persone diverse per idee, storie, visioni, ma capaci di dialogare, rispettarsi, fidarsi. Capaci, soprattutto, di anteporre il bene comune agli interessi di parte. E da lì è nata la nostra democrazia.
La Resistenza prima, e la politica della ricostruzione poi, non furono mai percorsi semplici. Ci furono tensioni, contrasti, dubbi. Ma fu proprio l’amore per la libertà a tenere unito un popolo che aveva appena conosciuto la guerra civile.
Un valore che seppe superare ogni differenza: quella tra i partigiani monarchici e quelli comunisti, tra cattolici e laici, tra chi aveva perso tutto e chi non aveva più nulla da perdere.
E fu quella lotta partigiana a consentire, come ricordò Alcide De Gasperi nel 1946 alla Conferenza di Parigi, il profondo rovesciamento del regime fascista. Non solo per merito degli eserciti alleati, ma grazie al coraggio silenzioso di operai, studenti, donne, contadini.
Patrioti.
Oggi, se possiamo celebrare liberamente questa giornata, lo dobbiamo a loro. Ma dobbiamo anche chiederci: quanto di quella libertà stiamo davvero custodendo?
La libertà si perde quando smettiamo di rispettare chi la pensa diversamente. Quando alla parola preferiamo l’insulto, alla discussione la violenza, al dialogo l’arroganza.
Quando ci abituiamo alla guerra, alla prevaricazione, all’odio, come se fossero normali.
Quando dimentichiamo che “la mia libertà finisce dove comincia quella degli altri”.
Papa Francesco, proprio il 25 aprile dello scorso anno, ha detto una frase che mi ha colpito profondamente: “All’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o abbracci rifiutati.”
E allora penso che la vera sfida, oggi, sia tendere la mano.
Ascoltare chi ci è di fronte, anche se non la pensa come noi.
Parlare senza prepotenza. Agire senza paura. Difendere la libertà non con le armi, ma con la presenza, l’esempio, l’impegno quotidiano.
Se vogliamo onorare davvero il 25 aprile, se vogliamo che i nostri figli e nipoti lo sentano non solo come una data, ma come un’eredità viva, dobbiamo cominciare da qui: dalle nostre scelte, dai nostri gesti, dal nostro modo di stare insieme nella comunità.
Viva la Resistenza, viva la Libertà, viva l’Italia e viva l’Europa unita, libera e in pace.
Il Sindaco
Luca Carlo Maria Santagostino
A cura di
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Ultimo aggiornamento: 2 maggio 2025, 09:20